mercoledì 13 novembre 2013

"Sogno in una notte d’estate" all'Eliseo

Una delle commedie più note e amate di William Shakespeare,  Sogno in una notte d’estate, sarà in scena al Teatro Eliseo dal 19 al 24 novembre, nella rivistazione di Emanuele Conte e Elisa D’Andrea.

Una scena onirica, cupa, fatta di terra, sovrastata da una ragnatela in cui i nostri personaggi sono rimasti incastrati. In incubo ambientato in un bosco magico, in cui le pulsioni adolescenziali fanno da protagoniste. 

Lo spettacolo, pur mantenendo inalterata trama e personaggi, si presenta con

atmosfere  ridisegnate offrendo  su una personale e originale lettura. 

 Il  Sogno in una notte d’estate è un testo che contiene al suo interno molti piani di lettura e analizza aspetti comuni all’uomo di ogni epoca, nonostante sia stato scritto intorno al 1590.

Una commedia che analizza e mette in scena il tema del “passaggio” attraverso le intricate vicende dei suoi protagonisti. La collocazione temporale della vicenda non è casuale ma nel diverso conteggio delle stagioni adottato nell’Inghilterra shakesperiana la “mezza estate” del titolo andava a coincidere con il solstizio d’estate, la Notte di San Giovanni. 

Una data simbolica che ha sempre rappresentato un passaggio e che nel corso del tempo è stata festeggiata con rituali pagani legati al fuoco, alla semina e al cambiamento, assimilati successivamente anche dalle tradizioni cristiane. 

In questa versione del Sogno è il tema della sessualità che viene messo in evidenza, esaminando le pulsioni tipiche della gioventù che comprendono sia la sfera fisica sia quella sentimentale. Le vicende dei giovani amanti nel corso della rappresentazione si aggrovigliano in una matassa difficile da districare, che alimenta la tensione erotica tra Lisandro, Elena, Ermia e Demetrio. 

 La storia si svolge tra le ombre del bosco e la luce della reggia di Teseo. Nel bosco tutto è concesso e i ragazzi, ma anche i sovrani delle fate, possono dare libero sfogo alle loro pulsioni attraverso i turbamenti e le confusioni tipiche della gioventù. La luce della reggia di Teseo rappresenta invece il simbolico accesso alla maturità che rende più miti questi impulsi. Nel finale i giovani amanti, che assistono alla rappresentazione messa in scena dagli artigiani, hanno un atteggiamento di divertito distacco da quelle vicende che infondo raccontano loro stessi. 

 Questo è riconducibile al fatto, che i personaggi principali con il matrimonio hanno varcato il confine che demarca la gioventù dalla maturità. Le pulsioni restano relegate a quel periodo della vita e quindi nella sfera delle esperienze di vita passata. La scelta di mettere in scena proprio la tragedia di Piramo e Tisbe non è casuale, Shakespeare si diverte a giocare con pubblico e personaggi calando tutti in una dimensione di rimandi tipica del teatro nel teatro. 

La vicenda di Piramo e Tisbe è anche alla base di Romeo e Giulietta e in questa nuova versione del Sogno gli autori citano apertamente la famosa tragedia del Bardo, sovrapponendo il tragico finale scritto da Shakespeare per gli amanti di Verona a quello della commedia classica. Nel Sogno ogni aspetto dell’intimità è messo in risalto, anticipando di fatto studi sulla sessualità di inizio novecento, che hanno sancito la nascita della psicanalisi. Nel Sogno si mettono al centro temi come la libido, immaturità sessuale, omosessualità e sublimazione.

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